Quando si considera la relazione che l’Ucraina di Poroshenko ha con il resto del mondo, bisogna tenere a mente che anche lui persegue un proprio obiettivo politico (p.e. la sopravvivenza) e dispone di un certo tipo di strategia che usa per raggiungere lo scopo. Una strategia che è piuttosto in contrasto con quella che si aspettavano i signori di Washington, Brussels o Berlino quando hanno dato il via libera al colpo di stato nazista di Poroshenko, presentandolo come fosse una “trasformazione democratica”. Se dovessi immaginare cosa contengono i messaggi americani che in questi giorni vengono trasmessi da Kiev a Washington, penso che sarebbe difficile trovare in essi una frase tipo “Poroshenko è un bravo ragazzo e fa esattamente quello che vogliamo noi”.
Per quanto riguarda la strategia di Poroshenko, non si può dire che sia proprio originale, anche se potrebbe sembrarlo, visto che l’Ucraina è relativamente unica nel suo genere. Proprio come la Corea del Nord è unica nel suo genere in Asia. Ma le strategie dei gruppi diregenti delle due nazioni sono pressochè identiche.
La ricetta della Corea del Nord per la sopravvivenza è abbastanza semplice ma molto efficace. Ci sono solo due componenti che si rinforzano a vicenda: la “pillola velenosa” e la “zona tampone”. Il fatto che nessuno sano di mente abbia mai anche lontanamente pensato di conquistare, annettere o promuovere una “rivoluzione colorata” nella Corea del Nord è dovuto al fatto che il “vincitore” della contesa si troverebbe davanti a un problema irrisolvibile e di proporzioni epiche. Voglio dire, chi sulla Terra vorrebbe veramente a questo punto riformare l’economia o la politica della Corea del Nord? In termini economici (che poi sono fondamentali per la prospettiva occidentale) c’è molto da perdere e poco da guadagnare nel cercare di portare la Corea del Nord nella propria (per l’Occidente) sfera di influenza.
La seconda componente si riferisce al fatto che la riunificazione delle Coree destabilizzerebbe istantaneamente tutta la regione. Ci sarebbe di colpo una Corea molto più grossa (con dei problemi nella parte nord, ma che comunque risolvibili) confinante sia con la Cina che con la Russia e con basi americane sul suo territorio. Letteralmente nessuno nella regione vuole una cosa del genere, compreso il Giappone.
La dirigenza della Corea del Nord sembra rendersi perfettamente conto di ciò e la cosa le permette di far pagare dazio ai suoi molto più potenti vicini che sono vivamente interessati a mantenere lo status quo e a prevenire l’improvviso vuoto di potere nella penisola coreana che si verificherebbe nel caso di un collasso del regime di Pyonyang.
Kiev ha adottato una politica molto simile. Non subito, speravano di diventare vassalli di prima categoria, ma dopo aver fallito l’obbiettivo si sono adeguati a questo nuovo approccio. Ma quando guardiamo all’Ucraina, è chiaro che questa è una nazione che assomiglia sempre di più alla Corea del Nord, compresa anche la sua ideologia nazionale imbevuta di eccezionalismo, insularismo, nazionalismo etnico, con la costante paura dell’invasione e anche un bel reticolato al confine per tenere fuori l’invasore…
La parte di strategia che fa riferimento alla “pillola velenosa” è qualcosa che Kiev non ha adottato volontariamente. Quello che Kiev voleva veramente era diventare l’Israele dell’Europa dell’Est, con miliardi di dollari di aiuti all’anno e l’accesso alle più moderne armi della NATO. Il fatto che ora sia costretta ad adottare la strategia della Corea del Nord è una conseguenza dell’azione di logoramento economico “a terra bruciata” attuata dalla Russia, per rendere l’Ucraina meno appetibile ai suoi “partners occidentali”. E quella politica ha avuto successo, l’Ucraina di oggi non assomiglia affatto a quella pre-Maidan. Ma Poroshenko e i suoi possono anche usare questo fatto a loro vantaggio. Perchè, alla fine della fiera, l’Ucraina può esigere più tributi dai suoi vicini (all’est e all’ovest) minacciando di implodere, soccombere in una guerra civile e contaminare tutta la regione con profughi ed armi, piuttosto che offrendo concessioni economiche. E come ci insegna l’esempio della Corea del Nord, questo gioco può continuare per decenni.
Sebbene discutibile, la ragione più importante per cui nessuno vuole che l’Ucraina imploda è la paura di entrambe le parti che una delle potenze maggiori possa riempire il vuoto. Mantenere l’Ucraina come zona tampone è da molto tempo una priorità della Russia, ora sembra che anche l’Occidente si sia unito al gioco, nel senso che anch’esso preferirebbe vedere l’Ucraina come “terra di nessuno”, in senso geopolitico, piuttosto che come parte del proprio impero.
Può questa strategia funzionare bene come per la Corea del Nord? Probabilmente no, anche se potrebbero volerci anni prima che essa fallisca. A differenza dell’Ucraina, la Corea del Nord ha una popolazione omogenea e, cosa ancora più importante, dispone di un’elite compatta e coesa, che governa lo stato come se fosse una guarnigione militare centralizzata, qualcosa che Poroshenko può desiderare senza però avere i mezzi o l’abilità di farlo. Inoltre la Corea del Nord è situata in una penisola geograficamente periferica mentre l’Ucraina ha una posizione molto più centrale. Per non parlare del fatto che l’Ucraina è molto più grossa, sotto tutti i punti di vista.
Il che significa una dimensione nuova, che non esiste nel caso della Corea del Nord. Le maggiori potenze interessate hanno interesse comune a cercare un accordo di mutua soddisfazione sul come gestire il vuoto di potere che alla fine si verrà creare in Ucraina. Questo interesse è ancora più grande perchè il costo del mantenimento dell’Ucraina è di gran lunga maggiore di quello della Corea del Nord. Per questo motivo è anche interesse di Poroshenko favorire il conflitto fra la Russie e la NATO/UE, perchè il momento stesso in cui le due parti si accordassero sulla spartizione delle spoglie, terminerebbe la possibilità per Poroshenko di battere cassa e con essa svanirebbe anche tutta la sua nazione…
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Articolo di J. Hawk , pubblicato su FortRuss il 02/08/2015
Tradotto da Mario per SakerItalia.it