Il “secondo avvento” di Mikhail Saakashvili ha creato in Ucraina una situazione politica nuova. Questi sono i fatti, che prima o poi si disporranno in una catena logica:
– I due grandi partecipanti al rocambolesco ritorno di Saakashvili in Ucraina (lui stesso e la leader del partito “Patria” Yulia Tymoshenko) hanno partecipato a consultazioni a Washington. Da notare che Saakashvili vi è andato già privo della cittadinanza ucraina. Non hanno partecipato a riunioni ufficiali, ma gli incontri con persone non proprio agli ultimi posti nella politica americana ci sono stati, anche se i media americani non ne parlano.
– Prima della visita di Saakashvili a Washington, il ministro ucraino degli Affari Interni Arsen Avakov aveva convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti, facendogli notare la nullità dello stato politico di Saakashvili, e richiedendo di non farlo entrare in America. Tuttavia, l’ambasciatore non ha ascoltato il parere del Ministro, e l’ex governatore di Odessa è entrato negli Stati Uniti con il passaporto di un paese di cui già non era cittadino. Lo stesso hanno fatto anche i polacchi, che hanno temporaneamente ospitato il politico fuggiasco.
– All’irruzione oltre frontiera ha aderito immediatamente anche l’ex-capo del servizio di sicurezza ucraino Valentyn Nalyvaychenko, che gode di fama di agente CIA di vecchia data, e svolge un ruolo specifico sulla scena politica ucraina.
– La reazione ufficiale di Kiev all’incursione di Saakashvili suggerisce che questa volta Poroshenko non abbia ricevuto il sostegno dell’ambasciata degli Stati Uniti, e la richiesta del ministro Avakov ai trasgressori – di tornare al confine per registrarsi presso l’ufficio immigrazione – si configura come una manifestazione di debolezza delle autorità ucraine.
– Il 12 settembre la commissione del FMI andrà di nuovo a Kiev, per decidere sull’assegnazione di una nuova tranche all’Ucraina, legata alle riforme – finora non realizzate – in campo giudiziario, pensionistico e sulla vendita dei terreni agricoli. Tutto ciò, nell’insieme, può significare che:
– Washington è infine giunta alla conclusione dell’incapacità di Poroshenko di consolidare la società con gli slogan del nazionalismo ucraino, e creare un sistema di potere in chiave antirussa simile a quello della Polonia. Poroshenko non ha abbastanza volontà politica, capacità di gestire i processi economici e di condurre un dialogo con le élite regionali e gli oligarchi. L’Ucraina sta andando verso la catastrofe economica, e può diventare uno stato fallito e frammentato. Agli occhi di Washington, Poroshenko non riesce ad assumere quel ruolo di leader combattivo della testa di ponte anti-russa che è stato assegnato al magnate del cioccolato dopo il colpo di Stato del febbraio 2014.
– Allo stesso tempo, la classe politica ucraina, paralizzata da beghe interne e corruzione, non è in grado di fare un “arrocco” e sostituire Poroshenko con un politico più forte e attivo. In queste condizioni, gli americani hanno deciso di puntare sulla pedina Saakashvili come decisivo “destabilizzatore” del regime di Poroshenko. Tuttavia, Saakashvili non è destinato a diventare il nuovo presidente dell’Ucraina, ma è usato solo come figura in grado di raccogliere intorno a sé un gran numero di insoddisfatti del governo Poroshenko, per eliminare il presidente in carica. Con ogni probabilità, gli autori del “secondo avvento” hanno diversi scenari per lo sviluppo della situazione, e gli eventi dei prossimi giorni mostreranno quale di essi sarà stato scelto.
Per il momento, la sosta di Saakashvili e compagnia a Lvov ricorda la storia del “ladro di Tushino“, quando nel 1608 il Falso Dimitrij II si accampò a Tushino, nei pressi di Mosca. Al campo accorse gente di varia risma, tra cui ladri e banditi che cercavano in questa campagna un facile bottino. E’ interessante notare che allora lo zar russo Vasily Shuisky fece un accordo con gli inviati del re polacco Sigismondo III, in base al quale la Polonia avrebbe dovuto richiamare tutti i polacchi che sostenevano l’impostore. Tuttavia, i polacchi continuarono ad arrivare nell’esercito del Falso Dimitri, e in autunno venne in Russia con i suoi uomini Ian Sapega. Il Falso Dimitry fu riconosciuto da molte città russe – Velikie Luki, Pskov, Suzdal, Uglich, Rostov, Yaroslavl, Vladimir, e altre…
Se l’«accampamento di Tushino» a Lvov si accrescerà con nuovi arrivati disposti a saccheggiare ciò che resta dall’Ucraina, lo verremo a sapere presto, ma se in questo schieramento ci saranno candidati polacchi per una parte dei territori ucraini, l’analogia storica diventerà ancora più completa. Tuttavia è più probabile che gli sceneggiatori sceglieranno un piano diverso. Mikhail Saakashvili, guidato da Valentin Nalyvaychenko, continuerà a fare propaganda, mentre la parte politica spetterà a Yulia Tymoshenko, che per questo ruolo ha tutto l’indispensabile: un populismo baldanzoso, capacità organizzative, grinta, e una totale mancanza di coscienza. A nome di tutto lo “schieramento di Tushino”, lei avanzerà la richiesta di elezioni anticipate, diventando il principale e invincibile concorrente del presidente in carica. Questa volta dietro di lei non ci sarà solo il partito “Patria”, ma anche il tandem polacco-americano. La vittoria di Yulia Tymoshenko risolverà il problema principale degli Stati Uniti in Ucraina: ci sarà un governo forte in grado di procurare alla Russia molti più problemi di quanti ne abbia dati Poroshenko. Il sogno degli strateghi americani si avvicinerà: l’Ucraina farà parte integrante dell’arco di pressione militare lungo i confini occidentali della Russia.
In quest’ottica, diventa chiaro perché la missione del FMI giunga a Kiev. Non è escluso che il FMI prenderà presto una decisione sulle tranche necessarie per il nuovo governo in Ucraina, nonostante nessuna delle condizioni precedenti del Fondo monetario internazionale sia stata ottemperata da Kiev.
Quanto a Saakashvili, la sua figura assomiglia molto a quella del Falso Dmitrij II. Il destino di quel “capo dello slancio popolare” fu triste, ma aveva una sua logica: fu un avventuriero per caso, che osò a sfidare il corso della storia russa, e sotto le cui ruote finì col perire.
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Articolo di Dimitrij Sedov pubblicato su Fond SK il 12 settembre 2017
Traduzione dal russo a cura di Elena per SakerItalia.it