Una delle più grandi paure del regime di Kiev è l’auto-organizzazione di quella parte della popolazione che è contro l’attuale governo. Per questo la processione per la pace organizzata dalla Chiesa Ortodossa Ucraina canonica, appartenente al Patriarcato di Mosca, ha provocato una reazione nervosa delle autorità di Kiev, che, come consuetudine, hanno cominciato a ricercare “la mano di Mosca”.
Ricordiamo che il corteo è partito all’inizio di luglio dal Monastero di Santa Maria Assunta di Sviatogorsk (regione di Donetsk) e dalla Laura [un tipo di monastero ortodosso, NdT] di Pochajev (regione di Ternopol). La marcia si concluderà a Kiev il 27-28 luglio, giorno del Battesimo della Russia.
E’ molto indicativa la dichiarazione dell’ultranazionalista Andrey Parubiy, presidente della Rada: “Secondo le nostre informazioni, il Cremlino ha già preparato una serie di provocazioni per il 27 luglio. A Kiev, oltre ai veri credenti pacifici, arriveranno dei provocatori con i simboli del paese aggressore: li abbiamo già visti in alcune città del nostro paese”.
Parubiy ha aggiunto che alcuni rappresentanti della chiesa ucraina canonica “si sentono più soldati e gruppi di sabotaggio operanti contro l’Ucraina che leader religiosi”, e ha individuato nella processione un tentativo di fomentare l’odio religioso: “Penso che sia estremamente pericoloso quando il terreno religioso viene usato per accendere l’odio nella società ucraina. Purtroppo, devo ammettere che molto spesso alcuni sacerdoti del Patriarcato di Mosca uccidono soldati ucraini in prima linea non solo con le parole, ma anche con le armi”.
Nello stesso senso si è espresso il rappresentante della Direzione generale dell’intelligence del Ministero della Difesa ucraino Vadym Skibitskiy: “Le provocazioni contro i rappresentanti della Chiesa ortodossa canonica saranno organizzate e condotte dai servizi speciali russi con il coinvolgimento di gruppi criminali. Devono organizzare disordini e scontri nei pressi dei luoghi di culto o di raduni di massa”.
Con la tesi sull’organizzazione delle possibili provocazioni non si può non essere d’accordo. Solo che simili provocazioni non le si aspetta dai rappresentanti della Chiesa o dai fedeli, ma dal “pubblico patriottico” e dalle autorità, molto indulgenti verso tale pubblico. Nelle ultime settimane si è già visto di tutto: dai tentativi di bloccare la processione alle minacce di violenza fisica contro i credenti. Le autorità locali sono state unanimi nel frapporre ostacoli alla processione; in particolare, in una sessione straordinaria del Consiglio Comunale di Boryspol (nei pressi di Kiev), appositamente convocata, si è deciso di vietare alla processione ortodossa di attraversare la città.
E’ elevata la probabilità di provocazioni proprio a Kiev, in occasione della Giornata del Battesimo della Russia. L’edizione on line EADaily ha già riferito che uno degli obiettivi delle autorità di Kiev è la distruzione dell’ortodossia canonica e il trasferimento delle parrocchie al cosiddetto Patriarcato di Kiev. Sarebbe difficile trovare un pretesto migliore: dei disordini di massa, la responsabilità dei quali Kiev attribuirà ai “pope di Mosca” e ai “servizi speciali russi”, daranno l’occasione per l’approvazione del disegno di legge che vieta le organizzazioni religiose i cui organi dirigenti si trovino nello “stato aggressore”.
Va detto che gli scontri per motivi religiosi non sono nuovi per l’Ucraina: infatti esattamente 21 anni fa, nel luglio 1995, ci furono disordini di massa vicino alla Cattedrale di Santa Sofia durante il funerale del primate Vladimir del patriarcato di Kiev (Vladimir Romaniuk), che entrarono nella storiografia ucraina come martedì nero.
D’altra parte, il potere ucraino non è monolitico, ma sotto l’influsso di diversi centri di influenza. Ne consegue che il più interessato nel garantire la sicurezza dei credenti che si raccoglieranno a Kiev a decine di migliaia è il presidente Piotr Poroshenko, la cui posizione nell’Olimpo del potere non è così forte come potrebbe sembrare a prima vista. A conferma di quest’ipotesi ci sono gli interventi dei cosiddetti “battaglioni dei volontari” che hanno costretto il Parlamento ad approvare una legge sull’amnistia per i partecipanti alla supposta operazione antiterroristica, nonché il plateale omicidio nel centro della capitale del giornalista Pavel Sheremet.
A Kiev si parla sempre più insistentemente di un possibile colpo di stato militare contro Poroshenko, per cui anche il minimo spargimento di sangue farà il gioco dei suoi avversari politici. Come ha dimostrato la cosiddetta “marcia dell’uguaglianza”, svoltasi a Kiev il 12 giugno, Poroshenko dispone dei mezzi necessari per prevenire eventuali provocazioni.
La conclusione pacifica della processione sarà una grande vittoria per le forze di buon senso in Ucraina, che aspirano a porre fine alle ostilità e a un rapido raggiungimento di un compromesso nel paese. Oltre alla possibilità di iniziare un dialogo spirituale, vi sono ancora alcuni aspetti che devono essere segnalati.
In primo luogo, i partecipanti alla processione raffigurano il sostegno sociale agli oppositori dell’attuale governo. In autunno, con l’inizio di una nuova stagione politica, si intensificheranno le attività delle forze di opposizione, come ha dichiarato il deputato del “blocco di opposizione” Vadim Novinsky, uno dei donatori più noti della Chiesa ortodossa canonica, e che ha promosso l’organizzazione della processione.
Inoltre, la riuscita della processione rafforzerà la posizione dell’ortodossia canonica in Ucraina, la cui liquidazione sembra l’obiettivo desiderato dalle forze ultra-radicali, il cosiddetto “partito della guerra” (Parubiy, Turchinov, Yatsenyuk), orientato alla rottura dei legami culturali e spirituali con la Russia.
In sintesi, possiamo dire che in Ucraina il governo e la società si avvicinano a un bivio cruciale, il giorno del battesimo della Russia di Kiev, dopo di che o si aprirà una nuova finestra per uscire da una crisi sistemica, oppure il paese si inabisserà ancora più profondamente.
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Articolo di Denis Gajewski, Kiev pubblicato da EADaily
Traduzione dal Russo a cura di Elena per SakerItalia.it